CENTRO STUDI SULL' ASSOCIAZIONSMO
Anno sociale 2018-2019
Governatore : Dott. Paolo Gattola
Centro Studi sull'associazionismo Distretto 108Ya
Laboratorio di pensiero e luogo dove tutti lavorano in armonia al servizio dei Soci e del Distretto
Maggio 2019
CONOSCERE PER OPERARE
Lions Clubs International iniziò a comunicare con la Nazioni che a partire dal 1920(Canada) si andavano aggiungendo a quella fondatrice(USA) del 7 giugno del 1917, scrivendo, in bella grafia(calligrafia),lettere che ad onta dei tempi , giungevano rapidamente e puntualmente (in Usa nel giro a volte di ore se impostate di buon mattino!).Erano lettere, espressi,raccomandate - e per indire congressi-con ricevuta di ritorno. Nessuno ebbe a lamentarsi anche quando dopo la Cina nel 1921 le nazioni si estesero aggiungendo nel 1948 in Europa la Svezia seguita, in un paio di ore, dalla Svizzera: onde la numerazione distrettuale 101 e 102 ecc. E poi c’erano le riviste, poche, stampate e lette perché era l’unico modo di conoscere cosa avveniva nel mondo di quella che all’epoca fu una Associazione innovativa con “ ragione sociale” l’aiuto ai bisognosi, la promozione del benessere sociale, la comprensione tra popoli in pace ed armonia scritta mentre la prima guerra mondiale si avviava dopo la “inutile strage” alla conclusione.
Ad un secolo e più da allora, superati fax, special delivery, email ed altro -tutti interconnessi alla follia- i giornali e le riviste on line sono divenuti quasi gli unici mezzi utili per comunicare ed informare nell’ambito della global communication e in quello settoriale di organizzazioni di qualsivoglia natura. Ma la volatilità del mezzo “leggo e taglio” contrapposto alla carta stampata che leggo e magari colleziono,porta l’editore a dovere bucare lo schermo di frequente, pena la non giusta considerazione dei contenuti .E’per questo che per il restyling del notiziario del Centro Studi del Distretto del Sud Italia,il 108Ya-che quando era senza seconda vocale ebbi(1968) il privilegio di governare-ci si debba complimentare poiché risponde ad una esigenza di dare maggiore interesse al pubblicato che se accattivante in forma e colori ha successo consentendo di apprezzarne contenuti e valori che portano.
E l’Associazione Internazionale dei Lions Clubs nonostante co-fondatrice delle Nazioni Unite,della Carta delle quali scrisse con i suoi rappresentanti, Jones e Skeen nel 1945, il Capitolo X “ consiglio economico e sociale” e che ha in quell’organismo un suo rappresentante;nonostante sia rappresentata al Consiglio d’Europa,alla FAO,all’UNICEF,UNESCO , OMS (in atto di essi due sono Lions italiani); nonostante abbia la Fondazione(LCIF) premier nel roster delle agenzie di rating per la quantità di somme erogate in favore del bisogno individuale e sociale e per la perfetta organizzazione e funzionalità umanitaria, alla fine essa non sembra molto conosciuta dai… propri membri, soci dei 1345 Clubs Italiani.
Ben vengano dunque le iniziative comunicative chè,pur nel tempo ormai ridotto al lumicino che ciascuno di noi spende per la formazione - l’altra, la informazione, é relegata ai titoloni dei mass media!, mentre dovrebbe consentire di sapere non solo cosa sia accaduto nel passato ma anche quanto nello “hic et nunc” .Del quale si può essere orgogliosi o critici, ma comunque parte attiva di una Organizzazione che essendo in 210 Paesi del mondo, con un milione e mezzo di persone che offrono in 46.000 Clubs ben 750 milioni di ore lavorative ,impegnando complessivamente 670 milioni di dollari ogni hanno in azioni di sussidiarietà verso le comunità in cui operano,vale la pena di essere seguita nel suo andare per le strade del bisogno e della promozione sociale.
Ecco allora la valenza effettiva dei Centri Studi e la loro attenzione a come tradurre in concretezza operativa la missione di Lions Clubs International che merita di essere conosciuta, diffusa, realizzata ed apprezzata. Ed a Emma Ferrante del Lions Club principessa Sichelgaita di Salerno, a me caro nel ricordo di uno dei migliori presidenti di Consiglio dei Governatori Italiani(1982-83) Roberto Amendola ,l’augurio di un buon lavoro ed il grazie della Associazione.
Pino Grimaldi
Former International President


          
Lions Clubs International è un’associazione che fa del servizio la propria ragione di esistenza. Essere Lions significa avere una maggiore sensibilità verso le persone nel bisogno e credere che con azioni concrete e progetti strutturati si possa contribuire alla costruzione di un mondo migliore. I Centro Studi in questo contesto sono irrinunciabili compagni di viaggio che favoriscono e supportano l’importante compito che ci siamo assunti all’atto di essere entrati nell’associazione dei Lions Club. Sapere di poter contare su strutture che garantiscono un elevato grado di conoscenza, approfondimento e progettualità sui temi propri dell’associazione credo sia quanto di meglio possiamo sperare di avere come soci e come attivi protagonisti nel servizio. Ecco perché strutture come i Centri Studi Lions devono trovare spazio in un contesto come il nostro dove alla concreta azione di servizio possa precedere un’adeguata istruttoria - di altissimo profilo - che garantisca ai club un presupposto essenziale per la ricerca di quell’eccellenza che oggi dobbiamo perseguire con rinnovata efficacia.Supportare i Club nella ricerca di nuovi campi di azione, indagare temi che abbiano interesse associazionistico, culturale e sociale, coadiuvare le strutture distrettuali nei necessari approfondimenti e studi sulle tematiche proposte e fornire ogni presupposto alla conoscenza ritengo siano i campi d’azione dove oggi la nostra associazione può avvalersi di strutture come i Centri Studi.Impegno per il futuro è certamente quello di omogenizzare l’eterogeneo campo d’azione delle strutture (Centri Studi) distrettuali sul territorio nazionale e offrire in modo strutturato un univoco supporto in termini di servizio verso i club. Servire e supportare coloro che fanno servizio – i club e i soci – nella ricerca di sempre maggiore qualità e lungimiranza nell'operato credo sia la “mission” che debba guidare i numerosi Centri Studi distrettuali del Nostro Multidistretto. In quest’ottica d’azione e servizio permettetemi di ringraziare tutti coloro che con tanto impegno animano queste strutture per l’encomiabile operato offerto, ma ancor di più per ciò che sono certo saranno in grado di fare, nel prossimo futuro, al fianco di noi tutti.
Alberto Soci    Presidente dei consiglio dei Governatori                         Multidistretto Lions 108 ITALY                                                                                                                                                             
Quando una comunità smette di pensare al proprio futuro e non riflette più sulla società che cambia e sulla flessibilità della nostra Associazione , sempre tesa a garantire gli obbiettivi proposti dal Board Internazionale , cessa di evolversi ed implode.
Per scongiurare questa evenienza e garantire, quindi , una stabilità ed un rinnovamento sociale il Distretto 108 YA , così come altri Distretti su territorio nazionale adotta nel proprio programma organizzativo uno specifico organo fondamentale , il Centro Studi .
Quest’ultimo è ,al contempo ,un’osservatorio permanente per l’ elaborazione di idee e progetti più adeguati alla realtà ed agli interessi associativi ed un archivio per garantire la memoria storica di ogni Distretto e conservare la stessa identità ed il valore dell’appartenenza .
Preservare ed investire in questo “laboratorio di pensiero” corrisponde ad una scelta politica ben precisa per chi si pone alla guida di un Distretto, infatti equivale a mettere la società sotto una lente di ingrandimento per definire quali service saranno alla base del proprio programma organizzativo durante l’anno sociale .
Quest’anno il Centro STUDI distrettuale ,completamente rinnovato nei suoi componenti , ha funzionato quale vero e proprio laboratorio di innovazione culturale ed é stato in grado di aprirsi a nuovi ambiti di sviluppo ed offrire al Governatore un consuntivo del proprio lavoro che apre soluzioni innovative di approccio ai bisogni sociali dei diversi territori che compongono il Distretto.
Con questa pubblicazione si intende raccogliere l’esperienza di un anno di lavoro e di impegno per condividere con la comunità dei soci proposte di metodologie e prassi di successo per implementare le capacità progettuali dei singoli e dei clubs .
A tutti i componenti del Centro Studi del Distretto 108 YA ed al loro Direttore, la socia Emma Ferrante, esprimo un ringraziamento personale per la professionalità profusa ed un apprezzamento per i traguardi raggiunti nel presente anno sociale .
Un sincero Grazie
                                                                                              
Lion Paolo Gattola , Governatore per l’anno 2018/2019 Distretto 108 Ya
SQUADRA
PAOLO GATTOLA
PRESIDENTE
Paolo Gattola L.C. Salerno Arechi tel.+39 347 4802108 email: p.gattola@lionsclubs108ya.it
EMMA FERRANTE
DIRETTORE
Emma Ferrante L.C.Salerno principessa Sichelgaita tel.+39 338 4387244 email : emma.ferrante@alice.iI
CARLO RUSSO
SEGRETARIO
Carlo Russo L.C.Capua Casa Hirta tel.+39 348 0187321 email: c.russo@cira.it
COMPONENTI:
MARIA ALBRIZIO
Maria Albrizio L.C.Napoli Host tel. +39 338 4440221 email: albrizio@unina.it
MARIA PIA ARCANGELO
Maria Pia Arcangelo L.C. Mercato San Severino tel. +39 348 7938991 email: maria.pia.arcangelo@alice.it
GIOVANNI SAVERIO CAMBERERI
Giovanni Saverio Cambareri L.C,Palmi tel. +39 335 6641241 email : cambarerisaverio@libero.it
ANNAMARIA DELLA MONICA
Annamaria Della Monica L.C.Salerno Host tel.+39 338 1572914 email : amdellamonica@gmail.com
CLEMENTE DELLI COLLI
Clemente Delli Colli L.C.Potenza Pretoria tel. +39 347 3832748 email : clemente.dellicolli@memex.it
ANNA MARIA IOVINO
Anna Maria Iovino L.C.Castellammare di Stabia Terme tel.+39 339 6168899 email : iovinoannamaria@virgilio.it
FRANCESCO PALMIERI
Francesco Palmieri L.C. Napoli Posillipo tel.+39 335 409972 email :avvfpalmieri@tin.it
LUIGI RIONDINO
Luigi Riondino L.N. Napoli Castel Sant’Elmo tel. +39 347 3725600 email : lriondino@libero.it
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Introduzione
Cosa sia il centro studi, perché sia stato creato, perché su 17 distretti italiani ben 13 godano dei benefici e dell’utilità della sua azione, ,non sarò certo io a scriverlo.Persone più autorevoli di me ci hanno dato il piacere di introdurre questa piccola pubblicazione ,condividendo lo spirito ed il senso del lavoro dei centri studi e confortandoci sul valore e la necessità di una struttura, che svolga anche il ruolo non facile di coscienza critica della società  italiana , come affermava  il PIP Pino Grimaldi  ,che rivendicava all’associazione la funzione di “diagnosticare e prospettare soluzioni per tutti quelli storti modi di essere della società dei quali ogni giorno ci lagniamo.”, funzione che si rivela tuttora indispensabile.Ma prima di metterci seriamente al lavoro per essere, come è giusto che sia, al servizio del Distretto e dei soci tutti, abbiamo voluto ricostruire la storia del Centro studi che tanto fatto in questi anni grazie a coloro che ci hanno preceduto ed il cui lavoro è andato perduto .Il lavoro di quest’anno ha riguardato soprattutto un restyling del centro studi,  definito da alcuni “l’araba fenice “ del Distretto (che vi sia ciascun lo dice,dove sia nessun lo sa. Metastasio) . Beh, devo dire che quest’ultima definizione mi piace molto e  la prendo a mio modello perché l’araba fenice è l’uccello di fuoco che risorge dalle proprie ceneri (la fenice more e poi rinasce, Dante Alighieri) ed è cosi che voglio immaginare il nostro centro studi: una struttura che è rinata con non poca fatica ,costruendo un sito ad hoc  ( www.centrostudi108ya.com) nel quale ogni socio potrà trovare informazioni, contatti,notizie interessanti dai centri studi degli altri distretti con i quali stiamo tessendo una rete multidistrettuale per uniformare le funzioni e gli obiettivi di tutti i centri studi italiani  ed anche una parziale raccolta di ciò che è stato fatto negli anni precedenti e che costituisce la memoria storica del nostro centro studi Ora che abbiamo svolto questo lavoro certosino e silenzioso di riorganizzazione siamo pronti per la prossima  scommessa : FAR CONOSCERE E FARSI RICONOSCERE come struttura  funzionale e di supporto all’associazione per sviluppare quei comportamenti che rappresentano nel modo migliore i valori  condivisi nel codice dell’etica lionistica, per rispondere alle necessità del territorio,stimolando azioni che coinvolgano tutti i soci in modo da farli sentire fondamentali e personalmente responsabili  per la realizzazione del bene collettivo.
In pratica  collaborare a coordinare una task force per creare uno spirito associativo per una politica di vero servizio alla comunità,che solo i Lions per statuto,per i valori tramandati, per le attività svolte,possono e devono  sostenere e realizzare. Questa  piccola pubblicazione altro non è che un primo passo verso i soci, un modo attraverso  il quale alcuni componenti del centro  hanno voluto esprimere in piena libertà le loro impressioni, le loro considerazioni  sull’anno appena trascorso , sulle aspettative e sui dubbi che agitano ogni mente pensante  ed è anche un segno della vitalità del centro ,vitalità di cui ringrazio tutti i componenti che hanno collaborato in maniera discreta  ,ma pregnante.Insomma, cari amici,  NOI CI SIAMO !
Emma Ferrante  
 
Il Centro Studi : peculiarità e prospettive
La nostra Associazione si è dotata, sapientemente, di una forma interna organizzativa “il Centro Studi”, come da Statuto-Regolamento , al comma 1 dell’articolo  26.. “ Il Distretto può avere un proprio Centro Studi avente come fine la ricerca e lo studio dell’associazionismo contemporaneo e di tutte le problematiche connesse con gli scopi e le attività di servizio del Lions.”
Porre siffatto obiettivo, a  cardine  dello svolgimento delle azioni del Centro Studi, rappresenta un evidente riconoscimento al medesimo, di una funzione centrale, mirante, in modo peculiare alla messa in atto di operazioni  di ricerca e di individuazione nei contesti sociali dei mutamenti contemporanei; atte a perseguire l’innovazione socio-culturale, promuovendo e valorizzando il contributo ideale ed operativo di ogni socio.
Il Centro Studi, costituisce una struttura preziosa, con in primis l’attenzione sulla necessità di camminare  insieme, con le forme organizzative del Lions International, in un rapporto di complementarietà e di scambievole collaborazione; l’insieme in sé concorre a rendere viva una risorsa omogena, nel momento in cui si concorre a sostenere le iniziative volte a rafforzare le motivazioni ideali, le capacità relazionali ed  il legame con il territorio.
Il Centro Studi, quindi, verso un preciso ruolo di impegno partecipativo alla programmazione ed alla valutazione delle esigenze contestuali, sostenendo con progetti mirati  il confronto, l’osservazione e la raccolta di elementi conoscitivi, avvalendosi del supporto di specialisti, conoscitori ed esperti delle tematiche evidenziate, per addivenire allo svolgimento di un ruolo di appoggio e riferimento, per fornire adeguate risposte, portando  esperienze concrete che esemplifichino le criticità o perfezionino le  buone prassi già in atto.
Il Centro Studi , ai sensi del comma 2 del citato art. 26, elaborando un programma per esplicare la propria attività , offre al Governatore , il proprio contributo, alla costruzione di una pianificazione oggettiva, contenente la selezione di spazi di intervento a contenuto specifico e peculiare , quale risposta della nostra Associazione alle esigenze sociali delle nostre realtà territoriali, per confermare i Clubs interlocutori attenti e pronti a confrontarsi con realtà multiculturali e dinamiche.
L’ apporto del Centro Studi, pertanto,  fungendo da supporto, svolgerebbe la propria naturale funzione, favorendo, quindi,  la predisposizione di azioni di collegamento, inter operative, istituzionalmente intese a configurarsi nella concretezza dell’azione, a cui le strutture istituzionali dell’Associazione, per rispettivi ambiti di competenze, in termini operativi, a mezzo dei metodi funzionali opportunamente indicati, mirano e sostengono , guidando il  we serve  dei CLUBS sui territori.
Le questioni sociali, com’è noto, rappresentano uno degli obiettivi più peculiari con cui l’Europa, ha avviato  una strategia di cooperazione per affrontare le sfide ed integrare gli sforzi e le iniziative, verso la ricerca di argomenti pertinenti ed il Centro Studi , nel rispetto dei ruoli ed in adempimenti dei compiti ed attribuzioni statutari, avrebbe il compito di fornire orientamenti al Governatore, ai presidenti di clubs ai soci, che possano servire da fonte di ispirazione, confermando l’impegno sociale e  civico , garantendo a tutti una par condicio informativa tal da confermare una partecipazione mirata  alle attività ed alla vita dell’associazione.
Il Presidente del Centro Studi Emma Ferrante Milanese ed i componenti , sulla scorta e nel rispetto del dato regolamentare, fiduciosi e tenaci, si pongono, umilmente al servizio, per consolidare e continuare a costruirne  un ruolo dinamico e moderno, proiettando la struttura stessa, in una dinamica cooperativa con i Leo, di come percepiscono l’Associazione, cosa si aspettano dall’Associazione , in che modo l’Associazione contribuisce alla loro formazione civica .
Maria Pia Arcangelo
I Lions e l’associazionismo
I Lions costituiscono un’associazione, espressione di uno dei caratteri più accentuati della società moderna, ovvero l’associazionismo. L’associazione  è un gruppo progettato per raggiungere alcuni scopi  ( che evidentemente le persone reali da sole non potrebbero raggiungere), basati su regolamenti stabiliti. Essa si caratterizza soprattutto per una partecipazione volontaria, non remunerata, dettata dalla condivisione di valori e fini. Già  Tocqueville aveva visto nell’associazionismo il segno di vitalità della società ed un antidoto contro il pericolo insito nella democrazia, che i singoli individui divengano deboli nei confronti dello Stato. Le libere associazioni, sottolineava, si collocano nello spazio lasciato vuoto dalle istituzioni portanti della società,  spazio usualmente denominato società civile. I Lions, quale libera associazione, con la propria nobile attività, difatti si inseriscono in questo spazio e svolgono compiti sussidiari e a volte sostitutivi di quelli delle istituzioni. I meriti sono amplificati dall’ambito transnazionale della propria azione, spesso svolta laddove le istituzioni sono addirittura assenti. E’ noto che l’appartenenza ad una comunità è la condizione dell’esistenza della personalità, come derivabile dalla stessa teoria di Mead   sulla costruzione sociale del Sé. La distinzione tra identità personale e sociale risale ai lavori di Kuhn il quale, utilizzando il test “Chi sei tu?”, giunse alla conclusione che le persone alle quali veniva rivolta tale domanda in un primo tempo descrivevano se stesse attraverso l’identificazione nel ruolo o nel gruppo di appartenenza e solo successivamente offrivano valutazioni di se stessi più soggettive. La teoria dell’identità sociale di Tajfel , considera  l’identità sociale  una parte dell’immagine che l’individuo ha di se stesso derivante dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo, ma anche dalle emozioni che tale appartenenza genera. La risposta è la ricerca nel gruppo e nelle sue caratteristiche positive emergenti dal confronto con altri gruppi. Egli ricercherà nel gruppo di appartenenza dimensioni ritenute positive nel confronto con gli altri e tali da generare una valutazione positiva di sé. Il gruppo o l’associazione di cui fa parte l’individuo svolge quindi una funzione essenziale nella sua vita. I Lions, attraverso la propria attività meritevole e di servizio, non possono che essere  un esempio valido di ciò; costituiscono un’associazione nella quale l’identità sociale dei membri trova risposte altamente positive e gratificanti. il successivo rafforzamento del senso di appartenenza è  la condivisione. Questo termine richiama senza dubbio alla sfera economica, ma sarebbe limitativo. In una realtà contemporanea pervasa da un crescente individualismo e frammentazione sociale, il rischio maggiore è la deriva egoistica: ecco che allora la condivisione ne costituisce l’antidoto. Come affermava Madre Teresa di Calcutta : “Il segreto di vivere è dare, “sii generoso con tutti, la rosa non sceglie a chi donare il suo profumo". La condivisione deve avere quindi un angolo di 360°, non limitarsi all’ambito dell’Associazione ma volgersi verso l’esterno svolgendo attività di persuasione verso quegli individui che abbiano vocazione al servizio, nel caso dei Lions, partecipazione significa servizio quale incarnazione dell’ideale solidaristico. Solidarietà è una parola priva di senso se non calata nella realtà, se alla sua declamazione non segue l’azione, se la potenza non diviene l’atto.  Il primo riferimento è a Wildt  per il quale la solidarietà vive “della cooperazione e del riconoscimento reciproco tra i membri di un gruppo quali individui che agiscono insieme e sono coinvolti insieme”. Dal canto suo A. Vierkandt individua nella solidarietà “una condizione in cui una pluralità si comporta come un’unità. Ebbene i Lions hanno individuato nel servizio lo strumento di attuazione del sentimento di solidarietà. Essere al servizio degli altri significa: 1.profondere le proprie forze in ausilio di chi ha bisogno  nelle aree internazionali  quali l’ambiente, salute, comunità, scuola, giovani. Coltivando i giovani Leo  che  costituiscono  semi piantati in terreno fertile che prima o poi germoglieranno. 2.favorire il dialogo e la comprensione tra i popoli, compito apparentemente impossibile per una singola organizzazione, ma più realistica se si ricorda la struttura modulare a dimensione internazionale dei Lions, promotori di iniziative non soltanto locali, ma anche internazionali. 3.garantire continuità nella leadership, che, unitamente alla qualità, è garanzia di efficienza dell’Associazione. In questo ambito l’Associazione consta di una organizzazione tale da favorire la crescita di personalità capaci di ricoprire tali incarichi o ruoli. I  Lions  hanno fatto della partecipazione un punto di forza creando aggregazione in un contesto disgregato. La partecipazione è condizione necessaria al perseguimento dei fini, alla preservazione dell’associazione, ma soprattutto della società stessa laddove questa, senza l’apporto a livello aggregato delle associazioni, si dimostra incapace di crearla.  Di fronte ad una società che assume i caratteri della Gesellschaft descritta da Tonnies, ovvero una forma associativa fondata sul contratto in cui individualismo ed egoismo imperano in quanto le attività comuni sono dettate dalla bramosia dei singoli ricavarne un utile, vi è la volontà propria dei Lions di costituirsi ( e magari diffondere) in comunità che della Gemeinschaft tonniesiana mutua le fondamenta: la comunanza di sentimenti che permette l’unità degli individui. I Lions costituiscono una comunità laddove questa non è entità sovraindividuale, ma rapporto sociale determinato dalla comunanza di scopo esterno (nota come definita da Shleiermacher in seguito alla specificazione del concetto di socialità o sociabilità). In quanto tale al suo interno l’agire sociale è orientato dall’appartenenza reciproca soggettivamente sentita dai membri (Weber in Gallino), gli interessi collettivi predominano, i membri sono scarsamente individualizzati, la solidarietà globale è spontanea. Perciò l’attività umanitaria e la diffusione dei principi ispiratori del lionismo, movimento mondiale, entrati nel secondo centenario, rimangono immutati. Obiettivo dell’Associazione è, oggi come allora, “Servire la propria comunità, soddisfare i bisogni umanitari”. Medesima la missione: “Promuovere la pace”. Preciso lo scopo: “Partecipare  attivamente al bene civico, culturale, sociale e morale della comunità”. Identico il codice etico: “Essere solidali con il prossimo offrendo aiuto ai deboli e sostegno ai bisognosi. Essere cauti nella critica, generosi nella lode, sempre mirando a costruire e non a distruggere”. IL Centro studi, organismo interno a ciascun distretto avrà tanto più senso se fungerà da volano all’agire solidaristico.
Maria Albrizio
 
ETICA E SCOPI DEL LIONISMO
PREMESSA
Queste poche righe non hanno certo la premessa di costituire un momento di compiuta riflessione sulle nostre regole associative, ma di fornire uno spunto a noi tutti, abituati dalla consuetudine a sentirle ripetere in apertura di ogni nostro incontro, ma non sempre a fermarci un momento per meditare su di esse, per viverle come sempre più intimamente nostre.Il taglio di quest’intervento potrà apparire sbilanciato sulle fonti nordamericane del Lionismo, sui suoi antecedenti storici; ma lì il Lionismo nasce e da lì torna in Europa, dove si coniuga con gli antecedenti storici di quelle fonti. E tornerà spesso il paragone con religione e massoneria. Perché i culti, esoterici ed essoterici che siano, mirano al perfezionamento dell’uomo, fine perseguito dal Lionismo in forme peculiari e diverse.
Entrare a fare parte della grande famiglia Lions significa compiere una libera scelta. Una scelta non è libera se non è informata e consapevole.Perciò l’ammissione ad un Club presuppone, nel nuovo iscritto, la conoscenza dei principi che caratterizzano l’Associazione. Le formule di ingresso, infatti, lungi dall’essere una vuota enunciazione di circostanza, ribadiscono, anche sotto un profilo cerimoniale /  formale, la necessità della previa conoscenza ed accettazione delle regole etiche, degli scopi e persino degli obblighi meramente amministrativi ed organizzativi che si assumono in vista dell’ammissione. Dunque, una decisione estremamente consapevole (ecco perché si diventa Lions soprattutto in età matura) che riposa su di un contenuto sostanzialmente pattizio: un patto liberamente stipulato che diviene obbligatorio per tutta la durata del rapporto. Alla base di questa concezione sono due fondamentali gruppi di precetti attorno ai quali si sviluppa tutta l’azione del Lions International: da una parte il “Codice dell’Etica Lionistica”, dall’altra gli “Scopi del Lionismo”. Questi principi base sono stati emanati nella Convention di St. Louis (Missouri) nel 1918 e risentono del periodo storico che li ha generati, nonché della condizione sociale del loro fondatore Melvin Jones. La Prima guerra mondiale declinava verso la sua fine, lasciando nazioni stanche e prostrate ma che ora nutrivano la speranza di una palingenesi bellica, di un rinnovamento morale e politico che coinvolgesse tanto gli individui quanto le nazioni nell’opera di ricostruzione di un mondo libero e pacificato. In questo momento storico le aristocrazie intellettuali ed imprenditoriali di allora si organizzavano per prefigurare comportamenti ed istituzioni del dopoguerra. Al fondo di tale tendenza v’era una cultura di tipo illuminista, nel senso di una visione del mondo fiduciosa nell’agire umano e nella costruzione di assetti di vita più confacenti per tutti e per ciascuno. Va detto, peraltro, che se la filosofia dei lumi ha assunto uno spessore letterario e speculativo in Europa, ha avuto risvolti eminentemente pratici in America. Si potrebbe dire che la dottrina, solcato l’oceano e preparata la rivoluzione costituzionalista e liberal-democratica, ritorni molti anni dopo (avendo dovuto superare l’ostruzione di fascismi e comunismi) nella sua culla sotto forme aggregative, attivistiche e demiurgiche. In fondo, qui è al radice della perdurante differenza tra Lionismo americano ed europeo; quando, nel secondo dopoguerra, il Lions International sbarcò nel Vecchio Continente, vi portò radice proprie di questo, che furono subito declinate secondo l’ambito culturale del luogo. Una differenziazione che si è poi ripetuta, nel corso dei decenni, a mano a mano che l’Associazione si espandeva in tutto il mondo. Ci torneremo, ma possiamo subito notare come questo differenziarsi, in via di progressiva attenuazione anche con la comune militanza e con il diffondersi di regole operative standard, lungi dal costituire momento di debolezza del pensiero Lions, ne ha svelato la grande duttilità di fondo, che lo rende idoneo ad operare ovunque ci sia un uomo ed i suoi bisogni.
In aggiunta a questa condizione gravava il pregiudizio antimassonico. Sin dall’inizio nutrita è stata la presenza di soggetti che condividevano le due affiliazioni; ponendosi queste su piani diversi, quella massonica sul piano della crescita esoterica, quella lionistica su uno di perfezionamento e  servizio del singolo e per il singolo, scevro da illuminazioni messianiche e a priori rivelati.
Per conoscer meglio il modo di essere dell’Associazione pare doveroso, a questo punto, approfondire i due gruppi di regole attorno alle quali si sviluppa tutta la vita associativa del LIONS.
IL “CODICE DELL’ETICA LIONISTICA”.
Prima di entrare nella conoscenza specifica del codice, è necessaria una premessa terminologica: etica è, secondo la più comune e diffusa accezione, e come peraltro diceva Aristotele, la “filosofia della pratica”. Essa designa cioè ogni dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo; suggerisce o impone gli atteggiamenti da tenere  di fronte alle circostanze concrete del vivere quotidiano, a livello sia privato, sia familiare, nelle piccole e grandi aggregazioni civili, Stato compreso. Le regole etiche contenute nel codice del Lionismo non sono semplici consigli o suggerimenti, bensì veri e propri obblighi comportamentali, doverosi per gli associati che li hanno liberamente assunti in virtù del vincolo associativo. Va detto  che tali regole hanno in sé ben poco di coercitivo a livello sanzionatorio e risultano di immediata applicazione, quantomeno tendenziale, in virtù di un sistema di cooptazione degli iscritti che fa sì che gli ammessi ai Clubs siano persone che già vivono, al di là della sua consapevole codificazione, una vita improntata a tali principi etici. Principi che in ambito Lions sono enucleati e sistematizzati ai fini della migliore efficacia operativa del sodalizio, ma sono diffusi, in modo più o meno consapevole e più o meno parziale, anche al di fuori di questo.
Non l’adozione, dunque, da parte del nuovo socio, di un nuovo modo di vivere, ma la consapevolezza e la sistemazione organica di precetti già singolarmente sentiti cogenti perché condivisi.
Anche sotto tale profilo vi è chi ha paragonato il Lionismo alla Massoneria: Vi sono analogie, come differenze. Le seconde tali da distinguere nettamente i due ambiti.
Entrambe sono un ordine universale iniziatico (anche i lions lo sono, e dovremmo ricordarlo ogni volta che, all’inizio di un nostro incontro, riascoltiamo le ragioni del nostro stare insieme) che mira al perfezionamento ed all’elevazione dell’uomo, senza distinzioni di lingua, cultura, religione, stirpi o ideologia politica. Loro scopo è la costruzione di strutture sociali di bene, sulla base della fraternità universale, della saggezza, della forza dell’amore e della ragione, della bellezza, della pratica della tolleranza, della lotta contro ogni fanatismo e dell’esercizio della libertà. Si tratta di una cultura che stimola nell’uomo una palingenesi consapevole e razionale (rinnovamento radicale dell’io), praticata fin dal passato attraverso l’iniziazione, misterica o laica che possa essere. La formazione dell’iniziato procede progressivamente maturando tre momenti della vita interiore: la volontà, l’intuizione, l’autocoscienza. È in questa ottica che il Lionismo esibisce la sua prima peculiare caratteristica, cioè viene considerata come una “religione laica”. Mi spiego meglio. Il termine religione deriva da “religare”, cioè legare, infatti gli associati al Club sono oggetto di un vincolo imposto al comune sentire di tutti i membri della comunità Lions: un vincolo che lega l’osservanza delle regole ad un rapporto ed un dovere di moralità dei singoli. Dunque è presente la determinante dell’obbligo etico, tipico del fenomeno religione, inteso nel senso lato testé delineato. La religione è definibile come “un complesso di credenze, sentimenti, riti, che legano un gruppo umano a ciò che esso ritiene sacro”; sacro, cioè superiore, inderogabile, in particolare ove connesso con la divino. A questo proposito si riconosce alle regole etiche lionistiche il carattere della inderogabilità, essendo esse divenute obbligatorie per i soci a seguito del vincolo associativo liberamente determinatosi. Inderogabilità pattizia, non sacrale; laica e consensuale. Il bagaglio ideale dell’etica lionistica può così essere considerato una religione civile, che affonda però la propria ragion d’essere ed il proprio fondamento nella religione naturale e, quindi, nell’essenza stessa dell’uomo, distinguendosi perciò dalle religioni soprannaturali per il fatto che le sue regole sono indipendenti ed avulse da ogni rivelazione o determinazione divina, ma fondate sulla natura, sulla ragione e sull’esperienza. Non sono quindi opponibili a questa etica i dubbi, le obiezioni, i rifiuti dell’illuminismo laico. Le regole infatti non procedono per “deduzione”, dalle verità rivelate, non impongono a nessuno una previa accettazione in nome della certezza del soprannaturale. Sono frutto invece di un ben diverso procedimento “induttivo” che non conosce assiomi. Nell’etica lionistica campeggia un principio fondamentale, che fa comprendere tutti gli altri: il “servizio a favore del prossimo”, che non si distanzia molto dall’“amore reciproca di tante religioni, ma è diversamente fondato e costruito.
È logico dunque vedere in che modo si sviluppa questo principio. L’azione pubblica dei lions si estrinseca con l’intervento nelle problematiche sociali, nelle questioni che interessano una collettività, sia essa locale, nazionale o internazionale. Questo nella doppia direzione di convincere da un lato i singoli della utilità delle regole, dall’altro, di indurre le istituzioni a garantirne il rispetto ispirando ad esse la stessa azione. Perciò, è proprio nell’azione pubblica esterna (o politica nel senso ampio del termine) che si realizzano concretamente le regole etiche. Queste non sono nate per indirizzare i soli comportamenti privati, il “foro interno” dei singoli, ma soprattutto gli atteggiamenti di vita delle collettività organizzate che, del resto, sono la sommatoria logica dei comportamenti individuali. Quindi secondo i Lions il ripudio della violenza, la comprensione, il rispetto umano, devono essere base degli ordinamenti privati e pubblici che costituiscono l’assetto sociale. Tutto ciò presuppone come necessario antecedente logico, un altro fondamentale indirizzo delle regole etiche: la loro pratica da parte di tutti, sul piano dei comportamenti individuali. Questo non solo per adempiere ad un obbligo morale derivante dalla natura dell’uomo, quanto per la forza persuasiva e diffusiva dell’esempio. Un’altra caratteristica fondamentale del mondo Lions che ricaviamo dal codice è la sua internazionalità. Se non si guarda a questa come una mera territorialità, ma ci si riferisce al contenuto delle proposizioni del Codice e degli Scopi, si può intendere questa come spirito di “universalità”: l’obbligo di solidarietà con il prossimo, il dovere dell’aiuto morale e materiale ai deboli, il principio dell’altruismo (che verranno trattati in seguito). È bene precisare che questi obblighi non sono circoscritti al proprio paese, alla propria comunità locale o nazionale, ma si estendono a tutti gli uomini. La dimensione mondiale del lionismo, quindi, non deriva soltanto, come potrebbe sembrare, da una circostanza di carattere fattuale, quale può essere la presenza di club dell’Associazione in tutti i paesi del mondo, quanto da elementi più pregnanti e profondi, che attengono alla natura ed al significato delle regole e dei principi, che hanno una matrice ed un  fondamento di per sé universali e strettamente collegati alla natura dell’uomo ed al suo “dover essere” nel consorzio umano. In sostanza, l’Associazione dei Lion Clubs è qualcosa di altro dalle associazioni politiche internazionali e sovrannazionali in quanto non dispone della forza concreta dei grandi interessi economici e politici, non ha “potere” nel senso più comune ed i suoi interlocutori non sono i grandi apparati. Possiede però una caratteristica fondamentale che è quella di rivolgersi agli uomini, soprattutto a quelli che vogliono agire concretamente per il miglioramento delle comunità politiche e delle nazioni.  Il tutto temperato dallo spirito di prassi operativa che trova espressione nel “qui” della prima proposizione della Preghiera Lions.
LE REGOLE ETICHE.
Vediamo ora su quali valori i Lions impostano le loro politiche:
Dimostrare, con l’eccellenza delle opere e la solerzia del lavoro, la serietà della vocazione al servizio. 
Si rivela subito l’impronta calvinista e puritana del codice. Il concetto di vocazione, di origine paolina (ma usato dall’apostolo in una accezione esclusivamente religiosa) viene ripreso da Lutero che lo applica al lavoro o al mestiere cui si è chiamati da Dio (egli pensa a lavori di carattere rurale o artigiano), ed allargato da Calvino ad ogni attività professionale avente fine di lucro. Calvino ritiene altresì che il buon cristiano debba glorificare il Signore non solo con la fede e con il seguire la personale vocazione di ciascuno (qui intesa in senso trascendente)”, ma anche con l’attento e qualificato esercizio del vivere quotidiano, del quale il servizio ed il lavoro sono così posti a pilastri fondamentali. In particolare, il successo nel lavoro é assunto a paradigma della bontà della vocazione al servizio, nel senso che chi si è affermato nel lavoro garantisce anche per questo una buona vocazione all’agire sociale. Dunque, i primi due valori, strettamente fra loro correlati: il servizio ed il lavoro ed, in questo, il raggiungimento di posizioni di eccellenza.
Perseguire il successo, domandare le giuste retribuzioni e conseguire i giusti profitti senza pregiudicare la dignità e l’onore con atti sleali ed azioni meno che corrette. 
Il successo nell’attività professionale è una riprova della benevolenza di Dio, un segno che si è predestinati alla salvezza. La riforma innova profondamente, in questo senso, rispetto alle posizioni dell’ascetismo medioevale che predicava la rinuncia, o del pauperismo francescano che elogiava la povertà. Il profitto non è l’opera del demonio, ma la giusta mercede del proprio lavoro. Nasce qui la famosa tesi di Weber in merito al rapporto fra etica protestante e spirito del capitalismo. Importata nel nuovo mondo dai Padri Pellegrini, l’ideologia del successo dà luogo all’american dream e al mito del self-made man: sapere sfruttare le opportunità offerte da una società libera, selettiva, competitiva e meritocratica. Con il trascorrere dei tempi questa visione mistica del successo sociale si è molto stemperata, ma rimane forte la convinzione che l’uomo di successo sia un uomo che costituisce un potenziale per la sua società, per il suo ambito.Nondimeno il successo non è un bene in sé, ma per i modi in cui è perseguito e conseguito. L’eccellenza nel lavoro, il successo nella vita non possono essere esasperati. Essi incontrano un limite che viene posto in questa seconda proposizione e questo limite è nei concetti di giustizia (giuste retribuzioni e giusti profitti), nella dignità e nell’onore che non possono mai essere compromessi da un’esasperata tutela delle proprie ragioni, che devono essere sempre lealmente e correttamente perseguite. L’uomo che persegue l’interesse personale nell’ambito di quello generale, non il pescecane che azzanna i propri simili.
Ricordare che nello svolgere la propria attività non si deve danneggiare quella degli altri: essere leali con tutti, sinceri con se stessi. 
Il successo, diceva Calvino, non va ricercato che con mezzi leciti; negli affari ci si deve comportare con la stessa lealtà e sincerità che si esige dagli altri. Si noti qui l’originaria impronta mercantile del codice: questi sono i principi che regolano il gioco della concorrenza, che fondano un mercato inteso non solo come luogo economico, ma anche etico. Convinzione corroborata dalle morali individualiste, utilitariste, liberiste, e compendiata dalla metafora di Adam Smith: perseguendo il proprio interesse si opera, in realtà, nell’interesse di tutti; una mano invisibile realizza, nella conciliazione degli interessi singoli, le leggi di natura e il benessere della società. La prima parte della terza proposizione enuncia un fondamentale principio morale e giuridico-costituzionale: a nessuno può essere consentito, nell’esercizio delle proprie facoltà, da quelle di intrapresa economica all’esercizio delle più banali attività quotidiane, di ledere le altrui sfere umane e giuridiche. Il concetto espresso nella proposizione in esame è quello che sta alla base e fondamento della norma giuridica, che esprime sempre un limite alla libertà del singolo. Limite che è tuttavia giustificato dalla necessità di assicurare a tutti l’esercizio delle proprie facoltà. Senza limiti giuridici la società sarebbe abbandonata al prepotere del più forte e del violento. Libertà è concetto che incontra il limite delle analoghe libertà degli altri, singoli ed associati. Ed il servizio, per migliorare sé stessi ed il mondo, non può essere prevaricazione basata su diversi livelli di forza, comunque intesa.
 Affrontare con spirito di altruismo ogni dubbio o pretesa nei confronti degli altri e, se necessario, risolverlo anche contro il proprio interesse. 
Il punto discende dalla filosofia contrattualista che è alla base del costituzionalismo moderno ed ispira i covenants o agreements delle prime colonie americane: quelle stipule collettive, ricalcate sul famoso Compact del Mayflower, con cui ciascuna comunità si dava liberamente un sistema di vita civile, di economia e di educazione. Un organizzazione della vita sociale più deduttiva che induttiva, in cui i diritti dei singoli e di corpi associati si armonizzano negli ordinamenti generali. Il medesimo concetto informa la teoria della “giustizia come equità” di John Rawls: una volta che individui razionali (protetti da un velo d’indifferenza circa la loro posizione sociale o la valutazione del proprio talento, e quindi liberi da condizionamenti interessati) hanno scelto i principi di giustizia cui conformarsi e in base ai quali dirimere conflitti, la risoluzione dei casi specifici diviene un problema di tecnica giurisdizionale. A cui necessariamente conformarsi anche quando ciò va a nostro svantaggio, giacché la giustizia non è che il precipitato applicativo del sistema di diritti/doveri prescelto. Questa proposizione tocca vertici di altissima idealità e moralità. Il conflitto tra opposti interessi, quando è in gioco il proprio, non va risolto nel senso della prevalenza tendenziale di questo o, secondo un criterio spesso adottato dalle etiche mondane o statali, di un cosiddetto equo contemperamento, ossia la ricerca di un punto d’equilibrio in sé indeterminato e come tale insuscettibile d’applicazione univoca.
Il lionismo pone un criterio di grande coraggio e di enorme valore etico: quello dell’altruismo. E questo altruismo non è concepito come un fatto eccezionale, eroico, da grandi occasioni. Deve ispirare la quotidianità, la vita di ogni giorno.
Considerare l’amicizia come fine e non come mezzo, nella convinzione che la vera amicizia non esiste per i vantaggi che può offrire, ma per accettare nei benefici lo spirito che li anima.
Toqueville e Bryce colgono l’essenza della democrazia in un idem sentire, in un modo di vivere e convivere che, anche ove non produca forti legami, facilita però le relazioni interpersonali. L’eguaglianza delle condizioni e l’assenza dei pregiudizi, proprie della società democratica, generano una quantità di microassociazioni, volontarie e particolari, in cui è possibile intessere rapporti di amicizia e cooperazione. Così inteso, il sentimento amicale è qualcosa di ben diverso dal rapporto clientelare (per definizione non paritario) che deriva dalla degenerazione pratica del mondo classico, dalla protezione omertosa che nasce dalla sfiducia nelle istituzioni statuali, o dal “familismo amorale” che informa le comunità più chiuse di parenti ed amici. Esso è piuttosto il prodotto dello “spirito di libertà”. Questo è il valore più noto del lionismo. Il suo significato è evidente: gli amici non servono per le utilità che essi possono procurare, ma per l’amicizia che essi sanno offrire e che, per la vecchia definizione aristotelica (amore di benevolenza) è il bene dell’amico (e non il proprio). Si tratta in sostanza di una reiterazione, sotto forma di reciprocità, del concetto di altruismo, perché anche l’amicizia è il desiderio del bene dell’amico.
Avere sempre presenti i doveri di cittadino verso la Patria, lo Stato, la Comunità nella quale ciascuno vive: prestare loro lealtà, sentimenti, opere, lavoro, tempo e denaro.
È un punto che va messo in correlazione con gli scopi 2 e 3. La partecipazione agli affari pubblici è un retaggio del self-government dei coloni; che comincia, in America, a livello locale, per poi estendersi (al contrario di quanto accaduto in Europa, ove il processo è stato piuttosto discendente che ascendente) ai livelli statale e federale. Il pluralismo dei sistemi complessi, caratterizzato da una forte incidenza della società civile sulle istituzioni, è anche il più efficace antidoto alle sempre possibili degenerazioni del sistema democratico. Si è affermato che la democrazia liberale nasce sul presupposto che non l’uniformità, ma il dissenso, la diversità delle opinioni, sia la prova della vitalità di un ordinamento politico e sociale: il cui rispetto è assicurato dalla coscienza che il cittadino ha dei propri diritti e insieme dei propri doveri. Il lionismo non sente l’essere cittadino del mondo in maniera vaga ed imprecisa. Come ogni etica anche questa affronta problemi pratici, comportamentali, dell’uomo che vive in aggregati di carattere sociale, etnico, politico, religioso e che richiedono l’adempimento di certi doveri e prestazioni. In primo luogo sono le aggregazioni politiche quali lo Stato, la Regione, il Comune nei confronti delle quali il lionismo dichiara l’obbligo di obbedienza e nel contempo di attiva vigilanza al loro corretto agire.
Essere solidale con il prossimo mediante l’aiuto ai deboli, il soccorso ai bisognosi, la simpatia ai sofferenti.
Si ritorna alla matrice dei culti protestanti, da cui per tanta parte scaturiscono le variegate forme di religiosità non ortodossa contemporanea, intese soprattutto come condivisione e impegno civile: il We Serve dei Lions rientra in questa sfera. Dio  e l’uomo non condannano le ricchezze, ma ne impone il buon uso: da qui il dovere della solidarietà, versione laica e riformatrice della fraternitè giacobina. Mentre in Europa, prima della Rivoluzione, l’attenzione nei riguardi degli svantaggiati si era manifestata nella forma della caritas christiana e sotto il rigido controllo della Chiesa, nel Nord America illuminati filantropi o sette congregazioniste dettero vita ad una molteplicità di esperienze fondate sulla vita comunitaria, sul mutuo soccorso, sul lavoro cooperativo. Poi l’utopia, divenuta almeno in parte prassi, varcò l’oceano e  divenne bandiera i movimenti politici e religiosi (si pensi al socialismo riformista e gradualista ed al cattolicesimo sociale sorto  sull’onda della Rerum Novarum); e più tardi dava origine, in Germania e in Inghilterra, alle prime esperienze di Welfare State. Si tratta della affermazione di un valore-guida, quello della solidarietà, che non è più patrimonio di grandi ideologie estranee agli Stati. La bontà del principio, conclamato nei secoli, lo ha fatto divenire un elemento di giustizia sociale che, in quanto tale, oggi ispira gran parte degli ordinamenti giuridici e delle Costituzioni degli Stati moderni. Si verifica pertanto, ancora una volta, la coincidenza tra il dovere morale e quello giuridico. Ma questa settima proposizione, pur usando il termine di solidarietà, dice, nella sostanza, qualcosa in più: essa predica l’amore del prossimo, che attiene al foro interno, che riguarda l’intimo del proprio spirito e che non appare molto diverso dal grande ideale cristiano. L’aiuto ai deboli, il soccorso ai bisognosi, la simpatia ai sofferenti sono cose di cui si devono oggi occupare la collettività e lo Stato, ma che, ove questi non vi riuscissero, dovrebbero fare i Lions adempiendo così ai loro doveri. Emerge qui chiaramente l’attualità anche operativa dei principi lionistici, quasi profetici nel delineare la crisi di rappresentanza degli organi istituzionali intermedi ed a volte anche apicali, con la loro crescente insufficienza  soddisfare i bisogni, comunque declinati. Una proposizione che l’enfasi crescente sul Service pone sempre più al centro dell’agire Lions. Nel mondo sviluppato come in quello in crescita, dove i bisogni sono più acuti e la capacità pubblica di soddisfarli minore. Sulla via dell’impegno, non della sola beneficenza.
Essere cauto nella critica, generoso nella lode, sempre mirando a costruire e non a distruggere. 
È una direttiva di comportamento personale. La critica è il reagente che fa nascere un gruppo o l’intera società, ma affinché non sia divisiva e lacerante deve rispondere ad alcuni requisiti. Non deve essere corrosiva e demolitrice; non deve umiliare l’interlocutore; deve piuttosto aiutare a correggere gli errori e contribuire alla comune ricerca della verità. La lode, per converso, può essere elargita senza restrizioni, poiché tutto ciò che incoraggia gli altri consegue il risultato di migliorarli. Da notare che l’aggettivo italiano generoso traduce il termine originale liberal: la norma di condotta individuale riporta così all’etica della liberal-democrazia.
  SCOPI DEL LIONISMO
Abbiamo visto le regole etiche, andiamo ora ad analizzare quelle che sono le modalità applicative attraverso cui scorre l’attività associativa e che, ad una prima lettura, possono sembrare esaurire tutta l’azione degli uomini e delle strutture organizzative. Ma, a ben vedere, gli scopi non esauriscono i contenuti dell’“iter” associativo. Tracciano bensì un percorso, ma di questo percorso non additano la meta finale: indicano, ad esempio, un fine da conseguire, quello dell’uomo retto e del buon cittadino, ma non chiariscono, da soli, quali e quante virtù caratterizzano l’uomo così disegnato.
La meta finale verso cui l’uomo e la società devono tendere sono le virtù, o meglio, i valori che sono indicati nel codice etico.
Per raggiungere tale risultato operano i mezzi, le attività, gli strumenti indicati negli scopi, che sono scopi sul piano strumentale ed organizzativo, ma scopi mediati di fronte ai valori, alle virtù, all’etica.
Come scrisse un grande Lions “gli scopi additano ai Lions gli strumenti attraverso i quali e praticando i quali possono raggiungere la meta di una società virtuosa. Il libero dibattito, l’occuparsi della formazione dell’uomo, del cittadino e dei governanti; l’interesse al bene pubblico; il promuovere la comprensione e la pace interna ed esterna; l’unire i clubs per rendere più efficace la loro azione; incoraggiare e promuovere la serietà d’impegno e la professionalità sono tutti mezzi per il raggiungimento del fine ultimo, che è quello della realizzazione di uomini e società conformi a natura, ragione ed intelletto”.
Creare e stimolare uno spirito di comprensione tra i popoli del mondo. 
L’ideale che sorregge questo obiettivo è quello kantiano della pace perpetua: la quale potrà essere raggiunta a condizione che si crei “a spirit of understanding” (comprensione, ma anche intelligenza), e che accanto al diritto pubblico interno e a quello internazionale si formi un diritto cosmopolitico. Questo ideale rivive nei Quattordici punti di Wilson e nel progetto di una Società delle Nazioni (1918), non per nulla figli del momento storico genetico dell’Associazione. Oggi, un abbozzo di ius cosmopoliticum può rinvenirsi nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che attribuisce la condizione di soggetto giuridico non solo agli Stati, ma anche agli individui. Non per nulla e non per caso, lo status privilegiato dell’Associazione Internazionale Lions nell’ambito dell’Organiz-zazione delle Nazioni Unite.
Promuovere i principi di buon governo e buona cittadinanza. 
Il costituzionalismo moderno nasce dalla convinzione che il potere tende per sua natura ad essere invasivo e tirannico e necessiti perciò di un recinto di norme primigenie, tendenzialmente intangibili se non con un meccanismo di revisione del contratto sociale che le fonda, che valga ad incanalarlo e regimentarlo. Secondo Thomas Paine il governo (che del potere statuale è il principale strumento) nella sua forma migliore è un male necessario; nella sua forma peggiore un male intollerabile. Non potendosene fare a meno, converrà imbrigliarlo in un sistema di checks and balances, di freni e contrappesi. Rielaborando e adattando la teoria della separazione dei poteri di Locke e Montesquieu, i “Federalist Papers” ritengono che un buon governo sia un governo limitato, e un buon cittadino chi concorre a quest’opera esercitando il controllo che la legge gli consente. L’essenza del costituzionalismo, almeno nella versione di Madison, è tutta qui: produrre un governo di leggi e non di uomini. Non la negazione dello Stato, del quale è indiscusso il ruolo crescente; e non quello delle rinascenti strutture sovranazionali. Ma la consapevolezza che al corretto funzionamento del sistema necessiti la partecipazione concreta e vigilante di ciascuno; quantomeno di chi, i più possibile, siano pronti a tale impegno.
Ciò che noi Lions definiamo “cittadinanza attiva”.
Prendere attivo interesse al bene civico, culturale, sociale e morale della comunità. 
È affermazione speculare alla sesta regola del Codice Etico, che trova la sua formulazione più convincente nell’idea jeffersoniana di un popolo che costruisce da sé ogni giorno la propria società civile ed il proprio Stato. Non il popolo tumultuante in assemblea delle antiche repubbliche di Grecia e d’Italia, per il quale Jefferson, al pari di Hamilton prova orrore per la sua facilità a degenerare; ma il popolo laborioso e tenace dei veri cives, che applica i meccanismi della democrazia indiretta, che lascia emergere dal suo seno una naturale aristocrazia di rappresentanti, che con la sua partecipazione vigile ai problemi della comunità pone un argine alla straripamento del potere.
 Unire i clubs con i vincoli dell’amicizia e della reciproca comprensione. 
Il tema dell’amicizia, già trattato nel Codice Etico, ritorna qui sotto la veste del legame fra i clubs. Il Lions International è un’Associazione di club, non di individui (anche se in definitiva sono i soci, l’autentico patrimonio dell’Associazione); ed è importante che questi soggetti sociali collettivi sviluppino fra di loro sentimenti di benevolenza, di stima e di interscambio. Più che essere frutto di un sentimento spontaneo, l’amicizia lionistica è il risultato di una affinità elettiva. Essa mette in moto una reazione a catena: comprendersi vicendevolmente in ambito associativo renderà più efficace l’azione concreta del sodalizio tutto e servirà da traino per un sempre maggior reciproco rispetto fra tutti i popoli del mondo.
Stabilire una sede per la libera ed aperta discussione di tutti gli argomenti di interesse pubblico, con la sola eccezione della politica di partito e del settarismo religioso. 
Questa proposizione ha visto recentemente modificata la sua traduzione italiana; sia concesso ad un Lions ormai non più nuovissimo di commentare la precedente; nell’equivalenza pratica dei due testi, questo continua ad apparigli più compiutamente descrittivo.
Il club Lions è un luogo ideale per la trattazione, il confronto e la proposta relativi a qualsiasi argomento pertinente alla comunità. Principi ispiratori debbono essere la tolleranza ed il dialogo; criterio di condotta l’umiltà intellettuale, cioè la disponibilità ad accogliere il punto di vista dell’altro. Quanto ai limiti, il paradigma viene offerto dalla Massoneria, i cui statuti proibivano che si parlasse nelle logge di questioni di politica o di religione. Qui tuttavia, opportunamente si specifica che l’esclusione riguarda non già i problemi della polis, sui quali anzi si richiama l’attenzione, ma la politica di partito; come pure, fatto salvo l’autentico sentimento religioso, vanno respinti il fondamentalismo e la faziosità che sono propri delle sette.
Incoraggiare le persone disponibili al servizio a migliorare la loro comunità senza scopo di lucro ed a promuovere un costante elevamento del livello di efficienza e di serietà morale nel commercio, nell’industria, nelle professioni, negli incarichi pubblici ed anche nel comportamento privato.
È l’invito ad un proselitismo oculato, rivolto a persone responsabili, che si propongano di innalzare i livelli della civile convivenza e dell’esistenza individuale. Nella celebre triade della Dichiarazione d’Indipendenza americana i diritti considerati naturali e di per se stessi evidenti sono la vita, la libertà e il perseguimento della felicità. Quest’ultimo diritto, che riprende un grande tema illuministico e giacobino, fu introdotto da Jefferson in sostituzione alla dizione molto più borghese di proprietà, che si trovava nel documento della Virginia. Ora, come ha notato Hirshman, il comportamento collettivo nelle società complesse oscilla fra la ricerca della felicità pubblica (che comporta l’azione politica, il coinvolgimento del cittadino negli affari della propria comunità, la partecipazione cosciente) e la ricerca della felicità privata (che si concretizza nel benessere materiale e dunque anche nella proprietà). L’indicazione che qui emerge è quella di realizzare un giusto e misurato equilibrio fra i due tipi di felicità, entrambi necessari per un corretto e pieno sviluppo della personalità umana.
Il tema non si limita alla ricerca dei nuovi soci, ma diviene norma precettiva anche per gli iscritti: il lionismo non ha pretese palingenetiche dei propri associati, nondimeno nasce ed opera per un loro costante innalzamento.
Clemente Delli Colli
 
 
 
 
 
Note critiche

E' opportuno ricordare che i Centri Studi del lionismo nacquero agli inizi degli anni  70 con la finalità di inserirsi concretamente e con responsabilità nella società, affrontando – sotto il profilo giuridico, economico e sociale – problemi di rilevante interesse nazionale, anche studiando possibili proposte di riforme legislative e la corretta applicazione di norme già esistenti. Nella sostanza l'intento era di studiare il modo migliore per utilizzare con efficacia ed efficienza le risorse umane dei clubs e la potenzialità che esse rappresentano.I Centri Studi nacquero, dunque, con l'obiettivo ,e ritengo che lo sia ancora, di migliorare la qualità progettuale del nostro impegno lionistico, sviluppando quella coscienza associativa necessaria a ciascun socio per trovare un giusto ruolo nella società moderna.I Centri Studi dovrebbero essere, come si riscontra in tanti Distretti, un laboratorio di pensiero che, oltre a studiare e suggerire modifiche ad atti istituzionali lionistici forniscano pareri su particolare attività quali ad esempio: su progetti di legge di particolare rilievo per la vita nazionale, onde richiamare l'attenzione su di essi dei Lions del Distretto; ricevere dai vari Club l'indicazione dei problemi locali che richiedano una particolare disamina, promuovendone, ove se ne ravvisi l'opportunità, un'organica e coordinata trattazione da parte dei Club interessati; avere una collaborazione diretta con i club per conoscere e monitorare i fabbisogni locali e quindi Studiare le attività atte ad affinare la capacità di percepire i bisogni della società e di proporre progetti di servizio di elevato contenuto qualitativo, tali da superare il disagio tra la ritualità dei Lions, eccessivamente formale, e la realtà del mondo esterno;studiare, in stretta collaborazione con le circoscrizioni, la dinamica dei soci del distretto, realizzando linee guida che tengano conto che l'età media è in crescita, le dimissioni sono continue e che esiste poca attrattività da parte dei giovani e delle donne. Ho ritenuto opportuno fare questa premessa storica anche per capire, dopo aver letto le iniziative dei Centri in altri Distretti, il possibile motivo per cui il Centro Studi del Distretto 108Ya da decenni produce ben poco degli obiettivi per cui è nato ; sono arrivata alla conclusione che non è l'impegno che manca, peraltro quest'anno il Centro Studi Distretto 108Ya è magistralmente condotto da una lions brava e dinamica, ma gli strumenti idonei a realizzare gli obiettivi.Al riguardo osservo, in particolare, la quasi totale assenza dei seguenti strumenti, essenziali per esercitare l'attività di studio: mancanza di collegamento con le circoscrizioni e l'obbligo per queste ultime di rapportarsi periodicamente al fine di fornire dati e notizie;assenza dell'obbligo dei club di chiedere pareri, anche se non vincolanti, sia in ordine all'applicazione dello statuto e del regolamento sia per l'organizzazione di service di particolare rilevanza, sia per le attività di partecipazione alla vita pubblica.Ritengo che la messa a disposizione del Centro Studi di questi e altri strumenti, che potrebbero ben essere disponibili se decisi in sede assembleare distrettuale, consentirebbe di evitare la frammentarietà dell'attività lionistica, non sempre sincronizzata e spesso carente di quell'azione corale necessaria per avere rilevanza esterna; inoltre farebbe diminuire l'effetto negativo dell'annuale ricambio degli officers e l'interpretazione spesso soggettiva dell’autonomia dei club. Al riguardo è bene porre in evidenza anche il problema che gli officers di Club sono spesso poco preparati o niente informati circa l’organizzazione e l’attività Lionistica, a livello nazionale e internazionale, per cui l'esistenza del Centro  Studi è spesso sconosciuta e l'attività ignorata. Per questo scorcio di anno sociale e in preparazione di quello prossimo, comunque anche in assenza degli strumenti sopra enunciati, si potrebbero produrre, in aggiunta a quanto fatto, le seguenti proposte concrete d'indirizzo da presentare ai Club, direttamente, attraverso la circoscrizione o in occasione di assemblee distrettuali:Studio delle problematiche delle “nuove povertà” e della "disoccupazione giovanile"; di grande interesse perché in sintonia con quanto stabilito dal Lions Clubs International. Al riguardo il Centro studi potrebbe avere confronti con i club e redigere un proprio parere sulle iniziative da porre in essere.
Studi per individuare i motivi per cui il lionismo è poco “attrattivo” per i giovani  e il motivo delle continue dimissioni.La redazione di un moderno modello per la selezione di soci, privilegiando la qualità e la propensione al servizio; tenendo presente che in questi ultimi anni si è privilegiato il numero di soci, spesso a discapito della qualità.
Annamaria Iovino 
…………………………e  non finisce qui……………………………………………………………………
 
 
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